domenica 30 giugno 2013

CROAZIA: 28° STATO DELL'UNIONE EUROPEA



Dopo dieci anni di attesa la Croazia compie il "grande salto" e domani, 1° luglio, diventerà a tutti gli effetti il ventottesimo membro dell'Unione Europea.
Il progetto prende forma nell'ottobre 2001, quando la Croazia firma l'accordo di stabilizzazione ed associazione all'Unione Europea ma la data in cui inizia il vero calvario per l'entrata del paese nel Club rimane il 21 febbraio 2003, quando il primo ministro Ivica Racan presenta la domanda di adesione all'Unione Europea.
Si susseguono poi decine di negoziati come l'approvazione dello status di candidato, la decisione del Parlamento Europeo all'ingresso della Croazia nell'Unione e la firma dei 27 del Trattato di adesione.
La data che però riteniamo più significativa risale al 22 gennaio 2012, quando nell'ex paese appartenente alla Federazione Jugoslava si è tenuto il referendum di adesione all'Unione Europea con il 66,25% di voti favorevoli e 33,13 di voti contrari. Ma il dato negativo risulta essere la scarsa partecipazione che arriva a sfiorare il 47% degli aventi diritto, quindi, vuoi anche per l'avvento della crisi economica, la maggioranza dei cittadini croati si stratifica in contrari, indecisi o indifferenti all'entrata nell'Unione.

Purtroppo altri problemi emergono dai vari negoziati. Uno tra tutti l'ipotesi fortemente voluta da Regno Unito, Francia e Olanda di formare un meccanismo di controllo di rapporti trimestrali da inviare a Bruxelles prima dell'ingresso ufficiale della Croazia che imponga ai croati di aumentare la lotta alla corruzione, visto anche l'alto tasso di criminali di guerra, e a seconda delle valutazioni l'entrata nell'UE potrebbe essere rallentata e bloccati i sostanziosi fondi. Chiaramente, come spiegano alcuni analisti politici, l'eventuale posticipazione dell'entrata nel club dei 27 creerebbe un pericoloso sentimento anti-europeo che altri paesi (vedi Italia) vuole evitare assolutamente.
Il percorso europeo di Zagabria ha inoltre conosciuto l'ostruzionismo sloveno a causa di un contenzioso bancario che riguardava i mancati rimborsi a 130 mila croati per il fallimento Ljubljanska Banka all'inizio degli anni 90' durante l'implosione della Jugoslavia.

Tutte fatti e parole che prontamente vengono messe da parte apportando esempi poco incisivi (ma non per questo di scarsa importanza) di evoluzione sociale come l'ultimo Zagreb Pride del 15 giugno, sostenendo il diritto di matrimonio a tutti.
L'annuncio della Commissione Europea all'ammissione della Croazia all'Unione Europea attraverso il rapporto finale di monitoraggio presentato in settimana, spazza via qualsiasi dubbio, e nel complesso viene considerato positivo, presentando il paese balcanico come un successo per l'ampliamento dei confini europei.
Tutto questo risulta essere un'altra conquista dell'Unione nel grande scacchiere europeo, facendo riemergere il classico dubbio: davvero questo allargamento è la strada giusta da seguire per un Europa migliore?
Oppure dovremmo rivedere le fondamenta che hanno costituito la Comunità e il percorso intrapreso fino ad ora, cercando di ammettere i propri errori prima di arrivare ad un punto di non ritorno dove ogni possibilità di cambiamento risulterà vano?
A voi la riflessione.    

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