venerdì 31 maggio 2013

I PANNELLI DELLA DISCORDIA



In questi giorni si sta giocando una partita molto importante per il futuro di un settore dell'energia rinnovabile: il fotovoltaico. Si tratta dello scontro commerciale tra Cina e Unione Europea sulla possibilità, di quest'ultimi, di imporre dazi ai pannelli solari cinesi smerciati in Europa sottocosto.

giovedì 30 maggio 2013

GRECIA: probabile nuovo aiuto della Troika




Ultimamente i media italiani non parlano più della situazione economico-sociale perennemente in calo della Grecia. Forse perché non vogliono creare allarmismi "inutili" o forse perché sanno molto bene che dopo i diktat inflitti a Grecia e Cipro i prossimi potremmo essere noi.

ITALIANI ALZATEVI!





Di Roberto C.

Come sempre, dopo qualche elezione politica o amministrativa, sopporteremo una overdose di analisi, editoriali, talk show per anestetizzarci le funzioni cerebrali per qualche mese.
Tutta la classe politica ci darà la propria analisi da cui emergerà che la volontà degli italiani è stata chiara:
Loro e solo loro sono i veri difensori della Democrazia e che quindi, con le solite vaghe promesse ,ci rassicureranno sul nostro felice futuro prossimo.

mercoledì 29 maggio 2013

MANIFESTO PER USCIRE DALL'EURO



Oggi vi proponiamo un manifesto che, a parere nostro, rappresenta una possibile soluzione alla crisi imperante causata dall'euro. Un gruppo di economisti europei di alto rilievo, quali i nostri Alberto Bagnai, professore di politica economica e Claudio Borghi, professore di Economia degli Intermediari Finanziari, hanno firmato un manifesto con il quale intendono dare una soluzione per risolvere la crisi dell'Eurozona e salvare l'Unione Europea.

martedì 28 maggio 2013

ALGERIA: ENI raggiunge accordo con Sonatrach su contratto fornitura gas

Eni e la società algerina Sonatrach hanno concordato per gli anni 2013 e 2014 la revisione di alcune condizioni contrattuali, inclusa una riduzione di alcune quantità di volumi contrattuali di gas destinati all'Italia. Lo ha reso noto la stessa Eni attraverso una nota. L’accordo si inserisce nel programma di rinegoziazioni avviato negli ultimi mesi e contribuisce agli annunciati obiettivi di redditività e generazione di cassa. (Agenzia Nova)

ADDIO MADE IN ITALY





Come propone il nostro il nostro blog, intendiamo suggerire e fornire dati che dimostrino la necessità di creare una nuova comunità, staccata dall'Europa, basata su una interconnessione di rapporti economici-culturali all'interno dell'area del Mediterraneo. Ed uno di questi dati "allarmanti" è la crisi e la svendita delle numerose aziende italiane a proprietari esteri.

lunedì 27 maggio 2013

PCI E FINANZA


E’ inquietante. E’ inquietante perché questo progetto di Unione Europea, messa nelle mani di burocrati dell’estrema destra finanziaria completamente svincolata dal controllo dei cittadini è un progetto che fonda le sue basi nei primi anni 30 e 40 del secolo scorso, ma formalmente comincia a prendere piede nei primi anni 90; e cosa succede in Italia in quegli anni?!?

sabato 25 maggio 2013

ARRIVA IL NO TEDESCO AGLI EURODRONI




Sono state dette tante cose sulla Germania ma sicuramente dobbiamo ammettere che abbonda di pragmatismo e non si lascia persuadere tanto facilmente. Questo è un atteggiamento che invidiamo ai Teutonici, di contro non possiamo dire lo stesso per la nostra accondiscendente Italia.
Pochi giorni fa si è diffusa la notizia di una rinuncia da parte della Germania all’acquisto dei velivoli senza pilota del progetto Euro Hawk, per motivi di sicurezza e bilancio. L’Italia, al contrario, ha accolto senza problemi lo stesso tipo di droni, della Nato, nella base siciliana di Sigonella.
Il governo Merkel ha deciso di bloccare il programma di acquisto dei cinque grandi veivoli spia perchè non rispettavano alcuni standard di sicurezza richiesti dall'European Aviaton Safety Agency (EASA), l'agenzia europea per la sicurezza aerea. Inoltre, la società costruttrice statunitense dei "Global Hawk" (la Northrop Grumman) non intenderebbe rilasciare tutta la documentazione tecnica necessaria per il procedimento di certificazione EASA.
I costi, secondo il ministero della difesa tedesco, si aggirano intorno ai 500-600 milioni per regolarizzare e dotare i droni di un sistema anti-collisione e 1.300 milioni per lo sviluppo degli aerei e dei loro sensori.
Il progetto "Euro Hawk" prese il via nel 2000 e doveva rappresentare il contributo "autonomo" della Germania al nuovo programma Nato di sorveglianza terrestre Ags (Alliance Ground Surveillance), il cui comando sarà insedato a Sigonella entro il 2015, congiuntamente a 5 falchi globali dell'Alleanza Atlantica.
Da precisare che nel marzo 2010, l'Agenzia Europea per il controllo del traffico aereo (Eurocontrol) aveva indicato alcune linee guida a cui gli stati membri si sarebbero dovuti attenere per la gestione degli aerei senza pilota nello spazio europeo. Come da copione il governo tedesco le ha subito accettate mentre le autorità italiane hanno aperto lo spazio aereo siciliano alle spericolate operazioni dei Droni USA e NATO con numerosi effetti negativi sul traffico passeggeri negli scali di Catania e Trapani.
Purtroppo l'Europa e l'Italia in partcolare, sono rimaste ostaggio del Patto stipulato a Washington il 4 aprile del 1949 concedendo il proprio territorio a qualsiasi richiesta NATO. Anche questa volta l'Italia non ha battuto ciglio nel predisporre una delle basi aeree più grandi ai voleri americani ma qualcuno ha deciso di non sottostare a certi dettami e ha rivolto il proprio sguardo verso droni "Heron TP" di marca israeliana.
Con questo non vogliamo certo dire che vediamo di buon occhio l'acquisto dei cosiddetti "droni killer" israeliani, tutt'altro, ma intendiamo precisare la continua ed ormai totale perdita della sovranità nazionale da parte dell'Italia (e non solo) a causa di forme di potere ultra-nazionali (Europa e Nato). 

venerdì 24 maggio 2013

IL PROGETTO UE: GASDOTTO TRANS-ADRIATICO



Il Consiglio dei Ministri italiano discuterà domani (25 maggio) il disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'accordo tra Albania, Grecia e Italia sul progetto Trans Adriatic Pipeline (gasdotto trans-Adriatico).
Il TAP è un progetto che connetterà Italia e Grecia via Albania, permettendo l'afflusso di gas naturale proveniente dalla zona del Caucaso, Mar Caspio e Medioriente.
Il parlamento albanese e quello greco hanno già ratificato l'accordo intergovernativo raggiunto il 13 febbraio scorso dai tre paesi sulla realizzazione del gasdotto trans-Adriatico che permetterà l'afflusso in Italia di gas naturale dei giacimenti azeri di Shah Deniz che dal Mar Caspio fluirà verso il territorio turco grazie al gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum e da qui verso la rete di trasmissione greca.
Chiaramente è superfluo dire che il TAP fa parte dei progetti infrastrutturali in campo energetico ritenuti prioritari e cofinanziabili dall'Unione Europea tramite il programma Reti Trans-Europee dell'Energia (TEN-E) e quindi sostenuto da grandi gruppi europei del settore: la svizzera Axpo, la Statoil norvegese ed il gruppo tedesco E.on Ruhrgas, invece di privilegiare le compagnie sud-orientali toccate dal tunnel (vi è stato giusto un recente accordo di collaborazione tra TAP con la Croazia e i gestori di sistemi bosniaci, Plinacro e BH-Gas). ENI? Hellenic Petroleum?
L'unica magra consolazione è che ogni paese attraversato dal gasdotto riceverà dei compensi per il transito del gas.
Il gasdotto trasporterà circa 10 miliardi di metri cubi/anno di gas naturale, una quantità sufficiente per alimentare più di 3 milioni di consumatori domestici ed inseguito aggiungendo una terza stazione di compressione il TAP sarà in grado di duplicare la quantità trasportata a 20 miliardi di metri cubi/anno.
L'obiettivo principale e strategico, affermano i project management, è quello di diversificare l'approvvigionamento energetico all'interno dell'Unione Europea ed in particolare nella regione dei Balcani, la quale dipende, quasi esclusivamente, dalle importazioni di gas russo. Il Tap si propone di fornire gas, in un punto d'allaccio nel territorio albanese, al nord dell'Albania, al Montenegro, alla Bosnia-Erzegovina e alla Croazia. L'approdo dell'attuale tracciato è stato identificato nei pressi di Lecce (San Foca) dove si connetterà con la rete nazionale di Snam Rete Gas e si aprirà ai maggiori mercati.
Considerando che il progetto Trans Adriatic Pipeline offre un percorso breve e diretto per la fornitura di gas naturale, questo comporterà prezzi più competitivi ed un'elevata liquidità verso il nord europa spostando i maggiori benefici e guadagni ai soliti noti.

giovedì 23 maggio 2013

LIBIA: UE PRONTA PER MISSIONE EUBAM




Il Consiglio Europeo ha dato via libera alla missione denominata "Eubam Libia" che avrà il compito di sostenere le autorità libiche per sviluppare, nel campo della sicurezza dei confini (terrestri, marittime ed aerei), le loro capacità di monitoraggio e di difesa e dare più ampio respiro alla gestione tecnica delle frontiere (circa 4.300 km).
L'invio degli esperti UE avrà inizio il prossimo mese, come confermato dall'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione Europea, Catherine Ashton, ed avrà tre compiti:
sostenere le forze di sicurezza della nuova Libia, attraverso formazione e mentoring,
rafforzare i servizi di frontiera in conformità con gli standar internazionali,
consigliare le autorità libiche per lo sviluppo di una strategia nazionale libica e rafforzare le loro capacità operative istituzionali.
La missione Eubam, che si era già resa necessaria dopo la caduta di Muammar Gheddafi, avrà un mandato iniziale di due anni, un budget di 30 milioni di euro e 165 addetti tra capo missione, staff internazionale e non e reclutati sul posto.

OBBLIGHI DELLA GERMANIA


Recentemente si è aperto un interessante dibattito sull'Economist su come la politica espansionistica della BCE potrebbe aiutare i paesi periferici (o come tanti preferiscono chiamare i PIIGS).
Paul Krugman, in uno dei suoi post sul sito The consciesce of a liberal, critica l'approccio di uno dei tre economisti che hanno fomentato il dibattito: Tyler Cowen ed in questo caso sul rapporto tra Germania e Portogallo
Cowen sostiene che l'aumento del salario in Germania risolve solo uno dei problemi che affliggono l'eurozona e cioè lo squilibrio dei prezzi tra Portogallo e Germania ma non risolve il problema precipuo, vale a dire che i salari nominali (la quantità di moneta percepita dal lavoratore quale compenso per il compito svolto) portoghesi sono relativamente troppo elevati. Quindi la preoccupazione di Cowen è che tali politiche possano comportare un aumento dell'inflazione in Germania e non determinare una ripresa in Portogallo.
Krugman ribatte che il suo ragionamento non centra il punto nevralgico del dibattito e cioè che i due paesi non sono un'unica entità (come molti continuano o vogliono far credere) ma sono in competizione diretta tra di loro tanto che la Germania è il principale mercato d'esportazione del Portogallo.
La soluzione, continua Krugman, è che sarebbe necessario aumentare del 20% i salari dei lavoratori tedeschi, in modo che l'euro perderebbe di valore rispetto al dollaro ed altre monete e le esportazioni portoghesi (come altri paesi del sud europa) diventerebbero nuovamente competitive in tutto il mondo, incluso all'interno della Germania.
Infine, conclude il premio nobel per l'economia, riprendendo un frase Ryan Avent, (l'altro personaggio del dibattito sull'Economist) la differenza essenziale tra le relazioni economiche tra Germania e Portogallo e per esempio Stati Uniti ed El Salvador (in quanto il paese mesoamericano ha scelto di legare la propria moneta al dollaro) è che i due paesi europei condividono una moneta e questo crea degli OBBLIGHI per la Germania.

martedì 21 maggio 2013

EUTANASIA DI UNA DIGNITA'

Pubblichiamo un articolo inviatoci dal nostro amico Roberto e che condividiamo.

 


Quando a scuola, almeno ai miei tempi, studiavamo la Storia d’Italia eravamo tutti affascinati dal coraggio e dalla dignità con cui molti protagonisti di varie epoche difendevano l’onore sia personale che quello della loro Patria.
Quell'Onore di servire la Patria a cui loro avevano sacrificato anche la vita.
Avere quel sentimento era la prova di vivere la propria vita con dignità.
Dignità di vivere difendendo la famiglia,la Patria e le proprie idee, pur sapendo, che se mai non lo avessero fatto, non avrebbero avuto il sonno dei giusti e non avrebbero mai più avuto il coraggio di guardare in faccia i propri figli per non avergli lasciato in eredità ,il bene più prezioso,la dignità.

STAMPARE O NON STAMPARE, QUESTO E' IL PROBLEMA!




Da un articolo di Vito Lops apparso ieri (20 maggio) sul "Sole 24 Ore", si insinua il dubbio su chi abbia ragione tra Giappone e Stati Uniti che possono stampare moneta, irrorare di liquidità il sistema indebolendo il cambio con conseguente aumento dell'esportazione e spingere i consumatori ad acquistare oppure l'Europa che è oppressa da politiche di austerità e tagli con conseguente aumento del tasso di disoccupazione e povertà?
Naturalmente la domanda puo' sembrare ironica ma come giustamente evidenzia l'autore dell'articolo "gli Stati Uniti ed il Giappone stanno gettando le basi per nuove bolle finanziarie" e non dimentichiamoci da dove è partita la crisi economica scaturita nel 2008! Di contro non è accettabile nemmeno la rigidità dell'unione Europea che vedono l'inflazione come un mostro famelico da combattere assiduamente anche se questo significa milioni di persone disoccupate. La verità potrebbe stare nel "mezzo" ma va da sè che in un momento così catastrofico per l'Europa e quindi per le singole nazioni al suo interno, avere la libertà di poter stampare moneta per coprire il proprio debito e dare così un'iniezione positiva all'economia reale, (e non al settore finanziario che viene innaffiato di liquidità senza garanzie dirette per le imprese ed il risanamento) contribuirebbe ad un netto miglioramento della situazione pessima in cui, invece, ci troviamo.
L'articolo si conclude con una proiezione futura che vede la BCE non intenzionata a voler adottare un programma di acquisto degli asset, come è stato fatto da Stati Uniti e Giappone e confermando la difficoltà di un cambiamento reale nei prossimi anni.

lunedì 20 maggio 2013

EUROPA E INDUSTRIA


Ecco l'intervista condotta da Gian Paolo Accardo ad Antonio Tajani, commissario europeo all'industria e vice Presidente della Commissione Europea, il quale spiega le strategie dell'Unione Europea per rilanciare l'economia interna.

sabato 18 maggio 2013

POCHE RIGHE MA EFFICACI


Con l'introduzione per la prima volta nel 1999 dell'euro come unità di conto virtuale ed inseguito con la sua immissione sotto forma di denaro contante nel 2002, abbiamo assistito ad una lunga ed inesorabile discesa di alcuni paesi dell'Europa ed in particolare quelli del sud Europa, i quali, con l'aggiunta dell'Irlanda, verranno battezzati con l'offensivo acronimo PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna).
Per poter aderire alla nuova valuta gli stati dovevano rispettare alcuni criteri (parametri di Maastricht) stabiliti dalle disposizioni del Trattato di Maastricht del 1992. E qui emersero subito gravi carenze da parte di paesi come Italia e Belgio in presenza di un rapporto debito/Pil nettamente superiore al 60% e la Grecia che non rispettava nessuno dei punti presatabiliti.
Nei mesi successivi all'introduzione dell'euro come moneta corrente si verificarono delle conversioni dei prezzi di beni e servizi tra valute nazionali e moneta unica non inerenti a quelle ufficiali. L'impressione era che si fosse convertito 1 euro con 1000 lire, riducendo di quasi la metà il valore reale della moneta, altri applicarono forti arrotondimenti su prezzi e tariffe ed altri ancora, ad esempio nel mercato dei beni più durevoli, si verificò una leggera diminuzione dei prezzi. Chiaramente tutto questo portò a controversie e dure polemiche nei confronti di coloro che dovevano monitorare il buon andamento del cambio monetario e di contro essi si difesero sostenendo che non ci furono fiammate inflazionistiche e scaricarono il barile alla scarsa trasprenza e controllo dei mercati. Ma intanto il danno era fatto.
Nell'arco degli anni assistiamo ad una progressiva diminuzione del potere d'acquisto e un aumento vertiginoso dei prezzi (soprattutto dei beni energetici ed alimentari) spostando una grande fetta del ceto medio nella soglia di povertà e irrigidendo l'economia. Ma l'euro sembrava aver dato prestigio e importanza a tutti quelli che ne facevano parte e con l'andare del tempo i dodici paesi iniziali passarono a diciassette con l'ultima entrata nel 2011 dell'Estonia. Purtroppo le uniche nazioni che trarranno vantaggio da tutto questo erano e sono tutt'ora la locomotiva trainante Germania ed il blocco BeNeLux (Belgio, Olanda, Lussemburgo), il resto buio totale, anzi, la divergenza nord-sud all'interno dell'euro zona è aumentata a dismisura.
Arrivati al 2013 qualche voce facente parte del Pensiero Unico dominante timidamente ammette che forse qualcosa di sbagliato nel sistema c'è ma ancora siamo lontani anni luce da un dialogo che possa produrre delle ipotesi alternative al classico motto "più Europa". 
Questo piccolo preambolo sull'introduzione dell'euro vuol far capire come attraverso poche righe sia possibile notare l'incidenza negativa che questo cambio di valuta ha inflitto ai paesi bagnati dal Mediterraneo, tralasciando molti altri aspetti incredibilmente dannosi che naturalmente approfondiremo in seguito.








   

venerdì 17 maggio 2013

LA SOVRANITA' PERDUTA

Questo è un articolo scritto da una persona che vuole rimanere anonima ma che riteniamo essere molto incisivo ed inerente al tema del nostro blog. E' per questo che ve lo proponiamo per darvi un assaggio di quello che sarà il nostro lavoro (e speriamo il prima possibile, visto che dobbiamo risolvere alcuni problemi tecnici inattessi). A presto!

Dopo l’ultimo “nein”dalla Germania e da gli altri Paesi nordici d’Europa dato al nostro neo Presidente del Consiglio Letta, penso che dovremmo veramente riflettere su come ricostruire questo nostro Paese, senza sottoporci giornalmente a tutti quei Maghi Merlino, con laurea o senza, che per apparire in televisione cercano di imbonirci con ricette magiche che possano dare la felicità.
Economisti, Finanzieri, Tributaristi che hanno studiato nelle loro Università su gli stessi libri e testi di economia che oggi, cambiando qualche fattore dove il risultato non cambia, cercano di far loro ricette antiche e per niente rivoluzionarie a sostegno della disastrosa situazione economica Nazionale.
Una classe politica che non riesce a creare una nuova politica sociale, consapevole che questa situazione catastrofica durerà ancora per decenni, e che crede ancora che togliendoci una mezza imposta abbia il diritto di essere votata dal Popolo Italiano.