mercoledì 29 maggio 2013

MANIFESTO PER USCIRE DALL'EURO



Oggi vi proponiamo un manifesto che, a parere nostro, rappresenta una possibile soluzione alla crisi imperante causata dall'euro. Un gruppo di economisti europei di alto rilievo, quali i nostri Alberto Bagnai, professore di politica economica e Claudio Borghi, professore di Economia degli Intermediari Finanziari, hanno firmato un manifesto con il quale intendono dare una soluzione per risolvere la crisi dell'Eurozona e salvare l'Unione Europea.
 La strategia auspicata è una segmentazione controllata dell'Eurozona attraverso l'uscita, prima dei paesi più "forti", migliorando la competitività dei paesi meridionali con un euro "debole" e poi anche degli stessi paesi più "deboli" attraverso un haircut (taglio) dei debiti accumulati.
L'interesse rimane, comunque, una rapida e coerente crescita economica dell'Unione Europea.
Il testo è stato presentato per la prima volta il 24 gennaio 2013 ad una conferenza tenutasi a Bruxelles. (guarda conferenza)
Ci siamo permessi di sottolineare alcuni punti che riteniamo essenziali per far capire la situazione in cui gravano i paesi dell'area del Mediterraneo e i quali potrebbero essere uno spunto positivo per la realizzazione del nostro progetto.
Ecco qui la traduzione in italiano del testo fatta dal Prof. Bagnai presa dal suo sito Goofynomics:

 

Manifesto di solidarietà europea


Bruxelles, 24 gennaio 2013

Solidarietà europea di fronte alla crisi dell’Eurozona

La segmentazione controllata dell’Eurozona per preservare le conquiste più preziose dell’integrazione europea.

La crisi dell’Eurozona mette a rischio l’esistenza dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo.

La creazione dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo si colloca fra le maggiori conquiste dell’Europa post-bellica in campo politico ed economico. Il notevole successo dell’integrazione europea è scaturito da un modello di cooperazione che beneficiava tutti gli stati membri, senza minacciarne alcuno.
Si era ritenuto che l’euro potesse essere un altro importante passo avanti sulla strada di una maggiore prosperità in Europa. Invece l’Eurozona, nella sua forma attuale, è diventata una seria minaccia al progetto di integrazione europea.
I paesi meridionali dell’Eurozona sono intrappolati nella recessione e non possono ristabilire la propria competitività svalutando le proprie valute. D’altra parte, ai paesi settentrionali si chiede di mettere a rischio i benefici delle proprie politiche finanziarie prudenziali, e ci siaspetta che in quanto “benestanti” finanzino i paesi del Sud attraverso infiniti salvataggi. Questa situazione rischia di portare allo scoppio di gravi disordini sociali nell’Europa meridionale, e di compromettere profondamente il sostegno dei cittadini all’integrazione europea nell’Europa settentrionale. L’euro, invece di rafforzare l’Europa, produce divisioni e tensioni che minano le fondamenta stesse dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo.

Una strategia nel segno della solidarietà europea

Riteniamo che la strategia che offre le migliori possibilità di salvare l’Unione Europea, la conquista più preziosa dell’integrazione europea, sia una segmentazione controllata dell’Eurozona attraverso l’uscita, decisa di comune accordo, dei paesi più competitivi. L’euro potrebbe rimanere – per qualche tempo – la moneta comune dei paesi meno competitivi. Ciò potrebbe comportare in definitiva il ritorno alle valute nazionali, o a differenti valute adottate da gruppi di paesi omogenei. Questa soluzione sarebbe un’espressione di vera solidarietà europea. Un euro più debole migliorerebbe la competitività dei paesi dell’Europa meridionale e li aiuterebbe a uscire dalla recessione e tornare alla crescita. Ridurrebbe anche il rischio di panico bancario e il collasso del sistema bancario nei paesi dell’Europa meridionale, che potrebbe verificarsi se questi fossero costretti ad abbandonare l’Eurozona o decidessero di farlo per pressioni dell’opinione pubblica nazionale, prima di un abbandono dell’Eurozona da parte dei paesi più competitivi.
La solidarietà europea sarebbe ulteriormente sostenuta trovando un accordo su un nuovo sistema di coordinamento delle valute europee, volto alla prevenzione di guerre valutarie e di eccessive fluttuazioni dei cambi fra i paesi Europei.
Naturalmente sarebbe necessario, in almeno alcuni dei paesi meridionali, un abbuono (haircut) dei debiti. La dimensione di questi tagli e il loro costo per i creditori,tuttavia, sarebbero inferiori rispetto al caso in cui questi paesi restassero nell’Eurozona, e le loro economie continuassero a crescere al disotto del proprio potenziale, soffrendo una elevata disoccupazione. Posta in questi termini, l’uscita dall’Eurozona non implicherebbe che le economie più competitive non debbano sopportare un costo per la diminuzione dell’onere del debito dei paesi in crisi. Tuttavia, ciò accadrebbe in circostanze nelle quali il loro contributo aiuterebbe quelle economie a tornare a crescere, al contrario di quanto accade con gli attuali salvataggi, che non ci stanno portando danessuna parte.

Perché questa strategia è così importante?

Non occorre dire che è nostro comune interesse che l’Unione Europea torni alla crescita economica – la migliore garanzia per la stabilità e la prosperità dell’Europa. La strategia di segmentazione controllata dell’Eurozona faciliterà il conseguimento di questo risultato nei tempi più rapidi.

I FIRMATARI
Alberto Bagnai (@AlbertoBagnai)
Claudio Borghi Aquilini (@borghi_claudio)
Hans-Olaf Henkel (@HansOlafHenkel)
Stefan Kawalec
Jens Nordvig
Ernest Pytlarczyk
Juan Francisco Martin Seco
Alfred Steinherr
Jacques Sapir (@russeurope)

(Qui il sito ufficiale del Manifesto) 

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