sabato 18 maggio 2013

POCHE RIGHE MA EFFICACI


Con l'introduzione per la prima volta nel 1999 dell'euro come unità di conto virtuale ed inseguito con la sua immissione sotto forma di denaro contante nel 2002, abbiamo assistito ad una lunga ed inesorabile discesa di alcuni paesi dell'Europa ed in particolare quelli del sud Europa, i quali, con l'aggiunta dell'Irlanda, verranno battezzati con l'offensivo acronimo PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna).
Per poter aderire alla nuova valuta gli stati dovevano rispettare alcuni criteri (parametri di Maastricht) stabiliti dalle disposizioni del Trattato di Maastricht del 1992. E qui emersero subito gravi carenze da parte di paesi come Italia e Belgio in presenza di un rapporto debito/Pil nettamente superiore al 60% e la Grecia che non rispettava nessuno dei punti presatabiliti.
Nei mesi successivi all'introduzione dell'euro come moneta corrente si verificarono delle conversioni dei prezzi di beni e servizi tra valute nazionali e moneta unica non inerenti a quelle ufficiali. L'impressione era che si fosse convertito 1 euro con 1000 lire, riducendo di quasi la metà il valore reale della moneta, altri applicarono forti arrotondimenti su prezzi e tariffe ed altri ancora, ad esempio nel mercato dei beni più durevoli, si verificò una leggera diminuzione dei prezzi. Chiaramente tutto questo portò a controversie e dure polemiche nei confronti di coloro che dovevano monitorare il buon andamento del cambio monetario e di contro essi si difesero sostenendo che non ci furono fiammate inflazionistiche e scaricarono il barile alla scarsa trasprenza e controllo dei mercati. Ma intanto il danno era fatto.
Nell'arco degli anni assistiamo ad una progressiva diminuzione del potere d'acquisto e un aumento vertiginoso dei prezzi (soprattutto dei beni energetici ed alimentari) spostando una grande fetta del ceto medio nella soglia di povertà e irrigidendo l'economia. Ma l'euro sembrava aver dato prestigio e importanza a tutti quelli che ne facevano parte e con l'andare del tempo i dodici paesi iniziali passarono a diciassette con l'ultima entrata nel 2011 dell'Estonia. Purtroppo le uniche nazioni che trarranno vantaggio da tutto questo erano e sono tutt'ora la locomotiva trainante Germania ed il blocco BeNeLux (Belgio, Olanda, Lussemburgo), il resto buio totale, anzi, la divergenza nord-sud all'interno dell'euro zona è aumentata a dismisura.
Arrivati al 2013 qualche voce facente parte del Pensiero Unico dominante timidamente ammette che forse qualcosa di sbagliato nel sistema c'è ma ancora siamo lontani anni luce da un dialogo che possa produrre delle ipotesi alternative al classico motto "più Europa". 
Questo piccolo preambolo sull'introduzione dell'euro vuol far capire come attraverso poche righe sia possibile notare l'incidenza negativa che questo cambio di valuta ha inflitto ai paesi bagnati dal Mediterraneo, tralasciando molti altri aspetti incredibilmente dannosi che naturalmente approfondiremo in seguito.








   

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