giovedì 20 giugno 2013

IL G8 DELLE PAROLE



Il vertice tra gli otto grandi paesi del pianeta che si è tenuto in questi giorni a Lough Erne, in Irlanda del Nord, si è concluso con tanti buoni auspici ma niente di concreto.
Sotto l'egida del governo britannico, l'ampia agenda affrontata dai leader del G8 (da notare che il summit esclude tra i grandi, la seconda potenza economica del mondo: la Cina) ha permesso di toccare temi delicati come la guerra civile in Siria, l'evasione ed elusione fiscale a livello internazionale e i programmi nucleari iraniani.
Questi sono i grandi temi, insieme ad altre discussioni sullo sviluppo, occupazione e riforme strutturali, che hanno condizionato il tavolo delle vane intese e molte parole.

Sulla guerra civile in Siria ormai è risaputa la posizione di non ingerenza di Vladimir Putin, al contrario di Gran Bretagna e Francia che sono pronte da mesi per affiancarsi alla lotta dei guerriglieri ribelli (ESL). L'impegno fuoriuscito dal vertice è invece quello di cooperare per una risoluzione della crisi tramite la tanto declamata Conferenza di Ginevra, che dovrebbe svolgersi nei prossimi giorni. L'obiettivo è trovare un accordo creando un organo di governo transitorio per una nuova Siria unita e democratica. Nessuna decisione sulla questione della consegna di armi ai ribelli siriani e nessun riferimento al Presidente Bashar Al-Asad.

Sulla lotta all'evasione fiscale internazionale è emerso il bisogno di un'azione decisa nei confronti dei paradisi fiscali e un implemento della trasparenza nelle scelte finanziare delle multinazionali. La posizione di David Cameron, "arbitro" del vertice, visto i grandi muri che i Tories alzano contro la regolamentazione dei flussi finanziari internazionali e l'intrusione della normativa comunitaria nelle attività della City londinese, si avvicina molto a quella espressa dall'Unione Europea. Cioè una direttiva per la creazione di un sistema di scambio automatico di informazione  tra i vari stati membri della zona, simile al FATCA statunitense.

Sulla continua violazione, da parte di Teheran, delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, rimangono, si legge nella bozza del comunicato finale del vertice, "fonte di serie preoccupazioni". Il G8 chiede all'Iran di rispettare, senza ulteriori ritardi, i propri obblighi internazionale (e lo chiede anche Israele che non fa parte del G8 e non ha nemmeno aderito al Trattato di non proliferazione nucleare TNP) e conferma l'applicazione di sanzioni da parte dell'Onu, isolandolo dalla comunità internazionale. L'unico auspicio è che la proclamazione del nuovo Presidente iraniano, il moderato Hassan Rouani, possa far iniziare nuovi rapporti per una veloce risoluzione (sempre e solo a favore dei paesi che lo chiedono: USA, UE e Israele).

Insomma, il G8 lascia un quadro "pragmatico", soprattutto in materia fiscale, e poco chiaro su altri temi.
Il solito vertice delle tante parole e dei buoni propositi.

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