mercoledì 24 luglio 2013

TTIP: PRIMA FASE PER LA GRANDE UNIONE TRA UE E USA



Di questa notizia, chissà perché, non se ne sente parlare tra i vari mezzi di comunicazione nazionali. Almeno in Italia. Il nostro blog, però, ha considerato il tema di estrema importanza e abbiamo deciso di darvi un piccolo assaggio di quello che sta succedendo a livello transnazionale con l'avvio di un trattato denominato TTIP.


In questi giorni si è conclusa a Washington la prima sessione di colloqui tra Stati Uniti ed Unione Europea per raggiungere l'accordo sulla realizzazione di un'area di libero scambio.
Il capo negoziatore della UE, Ignacio Grarcia-Bercero e il consigliere di Barack Obama, Mike Froman, l'hanno definita una settimana produttiva e le trattative riprenderanno nella settimana del 7 ottobre a Bruxelles.
Si parla del Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), partenariato transatlantico su commercio ed investimenti, il quale si pone l'obiettivo di liberalizzare gli scambi tra Stati Uniti ed Unione Europea, attraverso l'abolizione dei dazi doganali e l'uniformità dei regolamenti tra i due continenti.
Il negoziato tratterà molteplici punti: liberalizzazione e accesso al mercato dei prodotti agricoli e industriali, energia, materie prime, servizi e diritti di proprietà intellettuale e promozione su scala globale di principi comuni.

Per i neo-liberisti i vantaggi di questo accordo sono molti, tra cui stimolare la crescita e l'integrazione transatlantica, il miglioramento dell'accessibilità ai mercati, la limitazione delle barriere non tariffarie (si stima che questa manovra porterà l'80% dei benefici) e la promozione dei beni comuni.
L'impatto, calcolato da uno studio indipendente centre for economic policy research  di Londra, sul PIL dovrebbe variare tra lo 0,2% e lo 0,5% e l'aumento annuale del prodotto è stimato da 68 a 119 miliardi di dollari per l'UE e da 50 a 95 miliardi per gli USA.

Gli aspetti critici, sollevati da i più "tradizionalisti", sono la protezione di cui godono i settori agricoli europeo e statunitense. Negli USA è possibile coltivare prodotti Ogm, è possibile utilizzare gli ormoni nell'allevamento degli animali destinati all'alimentazione e non riconoscono la denominazione di origine controllata. In questo modo commercializzare Chianti prodotto in California o Parmigiano Reggiano in Montana sarà la normalità.
Per quanto riguarda l'ambiente le regole USA sono molto più flessibili: ad esempio non esiste la carbon tax e le aziende potranno mettere in cima alle loro priorità il guadagno (anche se è sempre stato così ma ora si autorizzano a farlo) e in fondo la difesa della salute pubblica.
Infine un altro punto critico sarà quello delle commesse pubbliche. Oltre ai settori strategici, si palesano problemi per le imprese europee che vogliono partecipare ai bandi pubblici americani, per via della clausola "buy american", la quale può impedire di fatto l'accesso di soggetti stranieri ai bandi stessi, oltre ad altre restrizioni.

L'Italia ha già un regime tariffario favorevole con gli Stati Uniti ed è più interessata alla possibilità di una riduzione delle barriere non tariffarie, poiché le maggiori difficoltà per le imprese italiane restano le norme attuate negli Stati Uniti. Inoltre, sarà impegnata in un'azione per promuovere e far riconoscere le indicazioni geografiche, fondamentali per il settore agro-alimentare che non deve finire nella situazione a cui accennavamo prima.
Il Premier Enrico Letta, insieme ai suoi colleghi europei, ha espresso fiducia e l'impegno personale affinché i negoziati vadano in porto, elogiando gli aspetti positivi che scaturiranno da questa ulteriore liberalizzazione del mercato.
Purtroppo per noi, ho l'impressione che il TTIP aumenterà le differenze che ci sono in Europa, avvantaggiando gli stati esportatori come la Germania, i quali vedranno maggiori sbocchi di mercato per l'esportazioni, a discapito degli stati più deboli (vedi i famosi PIIGS).
Infine, questo trattato, appare sempre di più come una riconquista economica (e anche militare) degli Stati Uniti verso i paesi emergenti (BRICS) ed in particolare verso la Cina.

Un altro passo verso il baratro.




   

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